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Eudossia

Il lavoro nasce dal ritrovamento di un oggetto personale ormai obsoleto, un gioco composto da sabbia, acqua e aria incapsulati all’interno di due vetri e sigillati da una cornice.

Agitandolo si comporta come una clessidra e ha la possibilità di creare infiniti paesaggi casuali e diversi tra loro, una volta terminato e am- mirato il risultato finale, tutto ricomincia, il vecchio mondo creato si distrugge per generarne uno nuovo. Eudossia, è una città del celebre romanzo “Le città invisibili” di Italo Calvino, il nome proviene dal greco, “dalla giusta opinione”. Infatti essa è una città completamente dettata dal caos, tutto si genera e tutto si distrugge continuamente, ma al suo interno è situato un tappeto ordinato in figure simmetriche,

il quale, se osservato con attenzione, genera una corrispondenza tra il luogo raffigurato sul tappeto e un luogo della città.
L’abitante di Eudossia quindi, si può abbandonare volontariamente

all’ inafferrabilità della città, accontentandosi di una realtà che continuamente si re-inventa secondo molteplici prospettive, che evade un senso statico e definitivo, non lasciandosi afferrare mai.

Oppure, il cittadino può lasciarsi sedurre dal modello di città ritratto sul tappeto. Un modello fisso e inalterabile, grazie al quale tutto di Eudossia appare sospettosamente chiaro e sondabile, del tutto inamovibile nella sua perfezione.
Il lavoro perciò si articola in un video che riprende da una parte la clessidra che genera e distrugge il paesaggio, dall’altra una fotografia statica ripresa durante la generazione del paesaggio stesso e sigillata nel gesto fotografico entrambi posti su uno sfondo trasparente che permette la loro suddivisione.

La visione simultanea dei due punti di vista sul paesaggio

vuole indurre lo spettatore a domandarsi qual’è la sua opinione riguardo il paesaggio naturale, se quella di accettare il caos e la sua imprevedibilità o tentare di controllarlo, incapsulandolo e modellandolo in maniera antropocentrica. Il video ha una durata di 35 minuti, che si ripetono in loop così come la clessidra ed è proiettato su parete

a seconda dello spazio espositivo.

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